Nella lunga crisi che vivremo rischiamo di perdere gli artisti. Bisogna pensare ad un intervento specifico per questi lavoratori che sono un bene primario della società e vanno preservati. L’appello dell’ASC Producion.
L’Italia non può permettersi di perdere chi produce arte e cultura
Oggi la musica e lo spettacolo si è confermato bene di prima necessità e chi la produce deve essere preservato, deve essere considerato elemento strategico, per la ricostruzione della società dopo il coronavirus.
L’appello arriva dall’Asc Production, una agenzia e management di produzione e distribuzione di spettacoli con sede nel palermitano che opera in tutta Italia, considerato che le prospettive di ripresa sono abbastanza lontane.
Alla normalità si arriverà per gradi con la riapertura delle attività strategiche e di prima necessità e tra queste sicuramente non ci sarà la musica e lo spettacolo, dove il distanziamento sociale è un fattore limitante, che rimarrà una attività di secondo piano pur dando lavoro a migliaia di persone.
In questi giorni di isolamento forzato tutti gli artisti, a prescindere dalla propria popolarità, hanno tenuto compagnia alle famiglie italiane attraverso il web, i social e ogni canale di intrattenimento. La musica è stata tra i primi settori dello spettacolo a mettere in atto una azione di sensibilizzazione, con concerti in streaming e continui messaggi positivi, pubblicizzando gli hashtag #iorestoacasa, #tuttoandrabene, ecc.., per convincere la gente a seguire le norme per evitare il contagio e aiutare la medicina. Tutto ciò con naturalezza e spontaneità.
Tutto normale, tutto scontato, ma bisogna anche chiedersi come queste persone vivono, come riusciranno a fare la spesa, da qui a poco, considerato che non lavorando non guadagnano.
Da più parti e dalle varie associazioni di categoria sono state avanzate richieste e proposte al Governo, è stata denunciata la crisi del settore che oggi potremmo definire morto. Stiamo parlando di un settore vastissimo che accomuna musica, teatro, cinema, danza, editori e produttori discografici, agenzie di spettacolo, i service audio-video, manovalanza, agenzie pubblicitarie e tutto un indotto che comprende anche la ristorazione e tanto altro.
Una situazione drammatica dove ognuno è alla ricerca della “pezza” giusta per resistere.
Noi pensiamo che prima di tutto viene l’artista, il creativo, che a causa della sofferenza economica alla quale andrà incontro, non avendo prospettive e futuro, rischia di entrare in crisi. E se a questo aggiungiamo che si sente abbandonato, non tutelato e difeso, la fine di questi talenti è vicina e l’Italia non può permettersi di perdere chi produce arte e cultura e di chi ha arricchito il mondo sin dai tempi dei greci e dei romani.
La musica ha sempre accompagnato ognuno di noi nei momenti felici e nelle tragedie (vedi quella del Titanic con gli orchestrali che hanno continuato a suonare musiche gioviali per eludere il destino che li stava travolgendo) ed è stata riconosciuta (come scrivevano i greci) come una scienza donata dagli Dei per curare le anime e dare una speranza e un appiglio a chi ha perso ogni ragione e la forza. Una sorta di medicina senza effetti collaterali.
Ecco perché necessita una attenzione specifica da parte del Governo per questa categoria di lavoratori prevedendo un intervento mirato, cucito su misura, per queste persone che non si devono sentire abbandonate. Le organizzazioni sindacali riconosciute si devono fare carico di difendere anche questa categoria di lavoratori al pari degli altri.