AffacciaBedda
Esistono oggi dei musicanti "moderni" che attraver­so l'uso dello stilema classico raccontano le proprie storie d'amore, riescono a incarnare lo spirito del nostro tempo affondando le radici nella tradizione, ma senza perdere la pertinenza con il mondo di oggi raccontando attraverso "nuove romanze" in rima, l'amore, anche nell'era digitale. Ed ecco che il classico e antico format della serenata viene rivisitato in una moderna e atipica visione in cui il cantore rivolge il proprio canto d'amore ad un pubblico che, come un innamorato guarda la propria amata, e affacciato ai balconi godrà della musica e delle serenate. Ripartire quindi dall’antico format della “serenata”, che unisce tutta Italia da Nord a Sud Echeggia ancora nella memoria di un recente passato la voce antica di una delle tradizioni più fascinose della nostra isola. La serenata, per l’appunto, costituisce uno dei fondamenti della nostra cultura musicale. Non vi era dichiarazione d’amore, matrimonio o fidanzamento che non prevedesse un “musicante”, debitamente assoldato dall’innamorato di turno, pronto a cantare con voce potente e grande trasporto, canzoni d’amore, sonetti, stornelli, romanze sotto i balconi, attraverso l’uso di uno stilema poetico arcaico, l’ottava siciliana, fondamento e base per tutta la poesia italiana regionale. Ma il musicante non era un mero esecutore di un messaggio amoroso; talvolta a questo si chiedeva la composizione di un sonetto inedito, originale. Ed è in questo contesto che il musicante diventava il depositario dell’amore universale, quello che accomuna gli uomini innamorati, incapaci di raccontare la loro passione, l’attesa e la malinconia, se non attraverso la penna del poeta. “Palazzo, bbona sera e bbona notte, chist’ uocchie mieje non hanno durmuto ancora. Ve so benuto a cantà, viso sereno: ca da poco tiempo ce haggio spiso ammore. No’ me so nnammorato de le ricchezze. Manco le rrobbe toje me fanno gola: so nnammurato de le tue bellezze, il tuo parlare mi sazia e mi onora.” La tradizione della serenata unisce tutta l’Italia. Dalla serenata veneziana a quella cantata sotto i balconi dei carruggi genovesi, dai vicoli medievali dell’Umbria ai balconi fioriti della Toscana, dagli stornelli romani della Capitale a quelli accompagnati dall’organetto del basso Lazio, fino ai mandolini di Napoli, ai tamburi del Salento, alla lira calabrese, fino alle ottave siciliane raccolte dal Pitrè o dal netino Avolio che raccontano serenate e romanze sotto i balconi barocchi iblei. Da nord a sud risuona l’amore sotto i balconi. Ma la serenata ha anche una nobile tradizione classica. Chopin, Shubert, Brahms, Haydn e Toselli composero serenate eterne, intrise di nostalgia e struggimento. Mozart e Rossini ne fecero meravigliose arie d’opera, inserendo la serenata tradizionale in opere liriche di grande successo come il Don Giovanni (Deh vieni alla finestra su testo di Da Ponte) o Il barbiere di Siviglia (Ecco, ridente in Cielo su testo di Sterbini) fino alla famosissima Mattinata di Leoncavallo. Mario Incudine accompagnato dal bravissimo Antonio Vasta (Fisarmonica, Organetto, Piano Forte), Pino Ricosta alle percussioni  e con Manfredi Tumminello alle chitarre e plettri, ripercorrerà i vicoli più caratteristici della città, portando sotto i balconi i canti d’amore piu belli, che hanno fatto la storia delle serenate, in un percorso walk by step. Uno spettacolo on the road sotto i balconi delle città più belle di Italia. Una formula di musica a domicilio che serve ai cittadini a fruire della musica per camminare in binomio con la cultura e le tradizioni. N.B. Lo stesso spettacolo può essere realizzato in uno spazio protetto con pubblico seduto, in una tipologia di spettacolo "TEATRO CANZONE"  
Barbablù
“Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e del dell’angoscia” (Franz Kafka). Barbablù è una favola antica, un racconto marcatamente noir i cui contorni rosso sangue attraggono e ripugnano al contempo. È una favola vera, immersa fra castelli incantati e chiavette magiche, amori infiniti e amori tragicamente distrutti. In un posto senza spazio, in un tempo che non c’è, Barbablù si racconta a noi attraverso un delirio surreale di lucida follia. Diverso da quello che la letteratura ci ha propinato negli anni, questo Barbablù si apre e si confida, racconta di essere stato e di continuare ad essere. Lui, nella sua essenza di uomo, di bambino ferito, di amante frustrato, di figlio non amato. Lui, uomo del suo tempo per ogni tempo. Eterno insoddisfatto, cruento assassino, instancabile amante. Un intenso monologo che racconta la storia del cattivo per eccellenza, i setti amori vissuti, le sette vite distrutte fino all’ultima, l’unica per la quale valeva la pena fermarsi. E non solo alla favola si attiene il racconto. La verità permea l’andamento dello spettacolo; la verità storiografica di un personaggio realmente esistito il cui nome echeggia ancora nel mondo sotto il ricordo fantastico di Barbablù.
Mimì
Un viaggio. Da Sud a Sud. Sulle note delle canzoni di Domenico Modugno, quelle legate alla Sicilia, a una terra che lui ha adottato perché, come gli disse Frank Sinatra: “Fingiti siciliano! La Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e poi il dialetto è molto simile al tuo, al pugliese. Fingiti siciliano e conquisterai il mondo!” Un viaggio quotidiano verso una terra straniera chiamata palcoscenico, una terra da dovere raggiungere e conquistare. Le aspirazioni di un uomo del Sud chiamato Mimì ma che potrebbe avere mille nomi diversi, una storia fatta da mille storie, che si incrocia con quella del suo interprete scorrendo su linee parallele che, sovvertendo ogni regola, si incontrano in uno spettacolo in cui Mario Incudine e Domenico Modugno ci raccontano un mondo che cambia, che lotta, che sogna, che sfida convenzioni e stereotipi. Mimì siamo noi. Ogni giorno che passa. Noi di ieri. Noi di oggi. Noi di domani. Noi che desideriamo volare ma che non sempre sappiamo di avere le ali per poterlo fare.
SODA CAUSTICA
Un’attrice ed il suo pubblico. Una donna e la sua vita Parole che si susseguono, senza soluzione di continuità. Parole. Parole. Parole. Parole come un acido, capace di sfregiare qualunque malcapitato rischi di trovarcisi davanti. Le parole ci salveranno. Le parole ci consoleranno. Le parole ci riscatteranno E quelle stesse parole, alla fine, ci seppelliranno. Un One Woman Show, con mattatrice assoluta Stefania Blandeburgo, che parla con il pubblico che è venuto a trovarla, ad applaudirla, ad ascoltarla... un pubblico venuto a trovare un’attrice si troverà davanti una donna comune, con le sue crisi, con una età in cui non si riconosce, ma con la quale deve fare i conti; una donna che, con una ironia acida nei confronti del mondo che la circonda, conquisterà il pubblico sempre di più che riderà, la applaudirà, si riconoscerà nelle sue parole, fino a che... Un finale non scontato, attuale, caustico, una denuncia sociale travestita da confessione privata, fanno di SODA CAUSTICA uno spaccato del mondo di oggi in cui tutti sembra dobbiamo partecipare ma sempre più veniamo relegati all’angolo da pochi, astuti, manipolatori. testo SABRINA PETYX con STEFANIA BLANDEBURGO regia GIUSEPPE CUTINO assistente Francesca Picciurro produzione Compagnia dell’Arpa In collaborazione con M’Arte
Grande Sud
Il “Grande Sud” che portano sul palco Eugenio Bennato, Mario Incudine e Peppe Servillo è un forte messaggio musicale di apertura e solidarietà alle culture sulbarterne, particolarmente emarginate nel tempo della globalizzazione imperante. La forza trainante del concerto è il ritmo viscerale delle regioni meridionali, che in questo spettacolo, unico nel suo genere, riunisce le “Due Sicilie” sotto la bandiera della musica. Ma l'altra peculiarità è la capacità dei tre interpreti di alternarsi sulla scena e di fondersi in una coralità, spesso estemporanea, che rende ogni performance unica ed irripetibile. - Eugenio Bennato fonda negli anni Settanta la Nuova Compagnia di Canto Popolare, e successivamente Musica Nova. Negli anni Novanta dà avvio, con Taranta Power, ad un movimento che impone la musica etnica italiana nella rete internazionale della World Music. Oltre a composizioni diventate hit del mondo popolare, quali Brigante se more, Che il Mediterraneo sia, Grande sud, Ninco Nanco, scrive numerose colonne sonore per il cinema ed il teatro e compie tour in tutto il mondo. - Peppe Servillo è cantante, attore, compositore e sceneggiatore. Autodidatta, debutta negli anni Ottanta con la Piccola Orchestra Avion Travel con cui, nel 2000, vince il Festival di Sanremo con la canzone "Sentimento". Scrive canzoni per alcune delle più importanti voci femminili della musica italiana, come Fiorella Mannoia e Patty Pravo, è anche autore di colonne sonore, attore cinematografico e teatrale. - Mario Incudine è considerato dalla critica italiana l'interprete di "un modo nuovo di cantare la Sicilia fra il cantastorie e il cantautore", è uno dei personaggi più rappresentativi della nuova world music italiana. E' autore e regista teatrale, ed è partecipe del successo del brano di Biagio Antonacci che li vede protagonisti con i fratelli Rosario e Beppe Fiorello. Poliedrico artista-cantastorie, riesce a far confluire la passione per musica con quella per il teatro e la scrittura portando la sua arte made in Sicily in giro per il mondo. In ambito musicale è uno dei personaggi più rappresentativi della nuova world music italiana.
QU4TTRO Live
Quattro voci e quattro chitarre acustiche uniche, ognuna nel proprio genere. Il poker è formato da Claudio Terzo - Manfredi Tumminello - Umberto Porcaro - Ferdinando Moncada. Uno Spettacolo Vivace e frizzante, pieno di virtuosismi musicali. Un trasporto tra le leggende della discografia mondiale.
CANTI BRIGANTI
Ci sono figure che la storia ufficiale non ci racconterebbe mai. Storie che sono diventate leggende, leggende che si sono fatte storia da tramandare oralmente. Cè tutta una letteratura minore che ha fatto la storia ufficiale e che è stata determinante per gli eventi più importanti soprattutto tra l’ottocento ed il novecento. Il fenomeno del brigantaggio fu la risposta violenta alla politica sbagliata del governo post unitario. Dopo l'unità d'Italia vi fu un rigetto nei confronti del governo da parte della povera gente del meridione che affida al canto e alla tradizione orale, la narrazione di queste storie. Al brigantaggio è legata la ancora attuale “questione meridionale”. Il repertorio dei canti e dei cunti che raccontano queste figure controverse e affascinanti, è ricco di preziose sfumature poetiche e letterarie. Il canto di Brigante se more, la fotografia di Ninco Nanco, il sorriso di Michelina Di Cesare. Eugenio Bennato affronta la tematica del brigantaggio sin dai primi passi con i Musicanova. Il disco Brigante se more, del 1981, diviene rapidamente la colonna sonora dell'epopea dei briganti del meridione: Vulesse addeventare nu brigante, Juzzella, le battaglie dei combattenti di Calabria e Basilicata. Con Carlo D'Angiò al suo fianco nella scrittura e composizione, Eugenio Bennato riscrive la storia della resistenza ai padroni Savoia, l'epopea dei “perdenti” che la narrazione dei vincitori ha sempre tenuto nascosta e silente. Il percorso prosegue oggi con le storie che Eugenio continua a scrivere, i ritmi di contrabbando che partono dal sud del mondo e risuonano nelle piazze di tutt'Italia. Carmine Crocco, Ninco Nanco, Giuseppe Musolino fino a Salvatore Giuliano ci raccontano vite borden line, per conoscere ancora meglio una faccia della storia aspra e affascinante immersa nel suono di una musica senza tempo cadenzata dal ritmo dell’ottava rima. Mario Incudine dal canto suo ripercorre invece l’epopea garibaldina, l’entusiasmo iniziale, il sogno risorgimentale tradito e la storia delle due grandi guerre che culminano nella liberazione dell’Italia dai fascisti ad opera dei partigiani. Storie di uomini, sindacalisti, soldati e padri di famiglia che hanno lottato per una Italia migliore, storie di “poeti ignoti” che hanno saputo interpretare il sentimento di una Italia che ha cambiato faccia sotto la voce è la dignità di chi ha voluto scrivere il futuro. Un concertato di cunti e ballate a due voci che riunisce l’idioma del regno delle due Sicilia. interpretato da Eugenio Bennato e Mario Incudine   con Antonio Vasta (pianoforte e fisarmonica) Ezio Lambiase (Chitarra) Sonia Totaro (Voce) Manfredi Tumminello (Chitarre e Bouzuki) Pino Ricosta (Percussioni e Basso)   Produzione: A.S.C. Production Arte Spettacolo Cultura Srl Sponda Sud srl
CANZONI SCORDATE
In un momento di piena globalizzazione culturale, di musica commerciale e facilmente commerciabile, Mario Incudine propone uno spettacolo intimo, lieve e poetico che attinge alla musica tradizionale per proiettarsi in uno spettacolo moderno in cui la radice della tradizione siciliana si fa viva e ricca di spunti creativi. È “Canzoni scordate”, un viaggio musicale emotivo che parte dalle canzoni tradizionali, le serenate, i riti della Settimana santa, i canti dei migranti, quelli di lavoro e le novene che Incudine fa risuonare in chiave contemporanea con arrangiamenti minimalisti che esaltano la vocalità e la profonda musicalità e comunicabilità della lingua siciliana. Il repertorio è composto da canzoni “scordate” nelle miniere, nei campi di grano della Sicilia dei primi del Novecento, nelle sedi dei sindacati dei lavoratori, nelle chiese di campagna. Sono canzoni “scordate” anche nel senso musicale del termine, poco accordate, di quelle suonate dai barbieri, dai contadini, da musicanti improvvisati, da cantori poco intonati, ma che conservano tutta l’anima della Sicilia, terra di migranti verso il Belgio di Marcinelle, verso il Nuovomondo, di sindacalisti uccisi dalla mafia, di Turiddu Carnevali e Placido Rizzotto, dei poeti Ignazio Buttitta e Ciccio Busacca. E ci sono pure le canzoni “scordate” di Incudine, quelle scritte, incise e mai eseguite dal vivo, assegnate a tracce nascoste dei cd e che aspettavano l’occasione giusta per essere riscoperte. Ne viene fuori un concerto di teatro-canzone, dove Incudine canta e racconta, narra e improvvisa aneddoti, dialoga con il pubblico su una scena a luci basse, lontano dal suo abituale sound dirompente che ha conquistato le piazze, e che adesso cala la voce sussurrando all’orecchio dello spettatore per portarlo dentro i vicoli della Sicilia di ieri e di oggi.
E SCINNIU LA NOTTI
Viaggio nelle pastorali e nei repertori del Natale in Sicilia Natale: il mistero si perpetua ogni anno. Le strade, le case, le chiese si illuminano di nuova luce. Scende la notte più bella, parole e note scendono tra la gente, il suono della zampogna riecheggia assieme a quello dei mandolini per le vie dei paesi grandi e piccoli della Sicilia dove, ogni anno, il mistero dell’Incarnazione ritrova nuovo slancio, regala emozioni e si fa storia, preghiera, musica, spettacolo, racconto. “E scinniu la notti” è il viaggio di Maria e Giuseppe verso la grotta della nascita di Gesù Bambino. È la voce di tutti i pastori, dei testimoni oculari di quella notte gloriosa che parlano ancora a noi uomini del XXI Secolo, e “cuntano” in lingua siciliana il mistero, lo stupore. I cuori si inteneriscono davanti al Bambinello in fasce e ogni popolo sembra fondersi in un’unica grande preghiera accordandosi sulle parole: “E susi pasturi nun dormiri cchiù, lu vivi ch’è natu u bamminu Gesù”. Una musica senza tempo dove i mandolini si fondono con i bouzuki greci, le tammorre dialogano con il suono inconfondibile della zampogna e le voci vengono accompagnate dalle corde della chitarra battente. Questo spettacolo ripropone il fascino del Natale attraverso una musica popolare che non può e non deve essere dimenticata, assieme agli antichi “cunti” recuperati dalla viva voce degli anziani e riproposti in chiave moderna dallo straordinario “cuntastorie” Mario Incudine.   Genere: recital con canti e musiche natalizie Durata: 1h e 20’
I 1000 DEL PONTE
Un racconto “a stazioni” dei lavoratori che hanno costruito il nuovo ponte di Genova, dopo il crollo del Morandi, l’Italia migliore che riscatta l’Italia peggiore. Il tutto declinato con la formula del teatro canzone. Dai saldatori a Renzo Piano, dagli ingegneri all’ultimo addetto al serraggio, l’uomo che ha avvitato l’ultimo bullone. Un omaggio ai lavoratori e alla genialità italiana che ritrova nel nuovo ponte una cattedrale rinascimentale 4.0. Momenti commoventi e lacrime si alternano a risate irrefrenabili in un viaggio che parte dall’omaggio ai lavoratori del Ponte, attraversa professioni particolari come quella dei notai, che hanno fatto il record del mondo di atti per evitare gli espropri delle case sotto il Ponte, passa attraverso il racconto del “Ponte di luce” e tecnologico con canzoni che vanno da Goldrake a Occhi di gatto. E poi, sempre con la musica che racconta e emoziona, il racconto di cos’è Genova e di cosa sono i genovesi, città e cittadini fatti di mille campanili che si incontrano e si ritrovano nel loro modo migliore solo nelle disgrazie. E ancora un viaggio in Sicilia, in un territorio spesso dimenticato da Roma che promette in continuazione, ma che dà pochissimo in realtà e il ponte che non c’è sullo stretto come metafora di tutto questo. Per tornare alle vittime del Morandi e del Covid in un finale emozionante e dolcissimo sulle note de “La storia” di Francesco De Gregori, un racconto che fotografa l’Italia degli ultimi tre anni in un crescendo di commozione che ha conquistato tutte le platee d’Italia che hanno visto lo spettacolo, da Nervi a Morgantina a Genova. Lo spettacolo si propone di raccontare un’eccellenza italiana, la capacità di costruire un Ponte in tempi record e di toccare il cielo dopo aver toccato il fondo, il punto più basso che un Paese può raggiungere: un Ponte che crolla. Una narrazione in musica cucita dalla trama di canzoni storiche del canzoniere italiano e più specificatamente genovese. Diretto ed interpretato da Mario Incudine Con Antonio Vasta (pianoforte e fisarmonica) Pino Ricosta (contrabbasso e percussioni) Manfredi Tumminello (chitarre e bouzouki)
A.S.C. Production srl
Arte Spettacolo Cultura
via Padre Giuseppe Puglisi 3 90026 Petralia Soprana
Palermo – Italy P.IVA 04743770820 C.F. 95004950820
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